Usa, saranno i giovani a zittire le armi e fermare le stragi

di Cristian Vinci e Tainara Ponte

L’hanno chiamata la generazione del #Neveragain, mai più armi tra i civili, mai più stragi nelle scuole, la marea di giovani, studentesse e studenti, che s’è riversata nelle piazze lo scorso 24 marzo a Washington e in molte altre città degli Usa. Prima hanno scioperato uscendo dalle aule per 17 minuti un mese dopo la morte di 17 loro compagni in Florida. Hanno voluto parlare con i deputati locali e federali, in poco più di una settimana hanno raccolto tre milioni e mezzo di dollari per la campagna contro le armi. Erano 800mila ai piedi del Campidoglio, a Washington e altri nelle altre marce in centinaia di città.

Negli Stati Uniti il possesso di armi è un diritto protetto dalla Costituzione e stabilito dal Secondo Emendamento.  Tra suicidi, omicidi e sparatorie accidentali, negli Stati Uniti le armi da fuoco hanno provocato, solo nel 2016, 38.700 vittime.

Ecco alcuni dati aggiornati al 16 febbraio 2018:

Sparatorie 6.737
Stragi* 30
Morti 1.859
Feriti 3.213

*Con almeno quattro vittime (feriti e morti).
Fonte: Gun violence archive

Con 88 armi ogni cento persone, gli Stati Uniti sono di gran lunga il paese al mondo dove le armi sono più diffuse tra i civili. Qualcosa però si muove. Sono prevalentemente i deputati americani, in linea con le proposte politiche che erano state sostenute dalla Presidenza di Barak Obama, a battersi per una diminuzione delle armi in mano ai cittadini.

Anche nel mondo del fumetto gli artisti si fanno sentire. Nella testata “Batman”, nel 2014, proprio sul tema delle stragi nelle scuole sono tornati gli autori di fumetti della Dc Comics con il numero “Seduction of the gun” (La seduzione delle pistole). Già dagli anni 70, del resto, l’impegno degli autori di fumetto era stato forte, basti pensare a come sono morti I genitori di Batman (Bruce Wayne ), uccisi durante una rapina casuale, o lo zio di Peter Parker, Ben, in Spiderman, ucciso da un ladro in fuga.

I sondaggi condotti tra i possessori di armi dimostrano che ci sono grosse differenze in base all’età, al gruppo etnico di appartenenza e alla ricchezza: tra le persone con più di sessant’anni il tasso di diffusione delle armi è del 25 per cento, quasi il doppio del dato sulle persone tra i 18 e i 29 anni; inoltre il 25 per cento dei bianchi ha un’arma, molto più dei neri (14 per cento) e degli ispanici (16 per cento); infine, la diffusione di fucili e pistole è molto più alta tra chi guadagna più di 60mila dollari all’anno. Inoltre i maschi bianchi che hanno più di sessant’anni e un reddito alto sono anche quelli che tendono ad avere sia una pistola sia un fucile.

Qualcosa però si muove. Dopo le ultime stragi del febbraio 2018 in Oregon e in Florida, i due Stati, dopo esser stati il teatro di nuove stragi scolastiche, hanno deciso di adottare leggi più severe sulle armi da fuoco. L’Oregon è stato il primo stato a vietare l’acquisto e il possesso di armi da fuoco per persone che hanno precedenti condanne o denunce per violenza domestica o stalking. Anche la  Florida ha approvato una legge che impone che l’età minima per acquistare un’arma da fuoco sia di  21 anni. Resta preoccupante la proposta, finanziata con  circa 67 milioni di dollari dal Governo, di addestrare e armare gli insegnanti per difendere le scuole. Insomma, potremmo dire che una civiltà più giovane, multietnica e meno ancorata ai miti di un’America conservatrice (di destra) e guerrafondaia potrebbe far sperare in una America senza armi. Perché, come sa bene Spiderman, “da un grande potere derivano grandi responsabilità”.